Con illustrazioni in bianco e nero
Palæontographica – ovvero “il disegno della vita antica” – è il titolo dato ad un certo tipo di monografie scientifiche pubblicate a partire dalla metà del diciannovesimo secolo, in cui la materia fossile è descritta nella sua forma e consistenza concreta, e rappresentata con un ampio e accuratissimo apparato grafico. Nel corso di più di un secolo e mezzo, si è formato un repertorio sterminato fatto di migliaia e migliaia di immagini d’ossa, di gusci e di impronte fossili, una sorta di grande e sparso museo di carta a suo modo altrettanto impressionante delle collezioni originali.
In questo libro l’autore ha messo assieme una raccolta esemplare fatta per lo più di disegni pubblicati nell’Ottocento e poi mai più ristampati, con l’intento di comprendere le ragioni del loro speciale potere di stupefazione e fascinazione, mantenuto e quasi accresciuto dopo avere ormai perduto il valore primario di documentazione scientifica. Trattenendosi nelle stanze di questa particolare galleria si è portati, un poco alla volta, a sospendere il giudizio strettamente scientifico, e quindi a scoprire una strana analogia tra quelle impronte fossili e i disegni che le riproducono, perché impronte e disegni sembrano fatti di una medesima materia oscura, di qualcosa di denso e indefinito che si mantiene in gran parte invisibile e incomprensibile.
Emanuele Garbin, architetto, insegna presso l’Università Iuav di Venezia. Sul tema della rappresentazione e dell’immaginazione scientifica ha pubblicato per Quodlibet Selenographica. L’immagine e il disegno della Luna nascosta (2021), Bathygraphica. Disegni e visioni degli abissi marini (2018) e Palæontographica. Il disegno e l’immaginario della vita antica (2016). Tra i suoi titoli degli ultimi anni ricordiamo: In bianco e nero. Sulla materia oscura del disegno e dell’architettura (Quodlibet, 2014), Il bordo del mondo. La forma dello sguardo nella pittura di Gerhard Richter (Marsilio, 2011) e La geometria della distrazione. Il disegno del teatro e delle scene dell’opera italiana (Marsilio-Iuav, 2009).